29 Novembre 2006
Teorie all'avanguardia
Recensione di crisopea-p al libro di Rupert Sheldrake : La mente estesa - Urra-Apogeo,2006
In questo libro il biologo Sheldrake afferma che capacità umane non ancora spiegate, come telepatia, premonizione, ecc. non sono paranormali, ma normali e fanno parte della nostra natura biologica. Investigando tali qualità, invece che liquidandole, giungeremo – dice – a una maggiore comprensione circa la natura delle nostre menti e degli invisibili collegamenti che ci connettono gli uni agli altri e al mondo intorno a noi. Egli ritiene che tali facoltà non siano in realtà inspiegabili grazie alla sua ipotesi di una mente non confinata nel cervello, ma estesa in grandi campi d’influenza. “I poteri della mente, sin qui ignorati dalla fisica, sono la nuova frontiera scientifica” sostiene, poiché anche la scienza è costretta ad espandersi per includere quei fenomeni che non hanno trovato posto nel modello prevalente, o paradigma, ma che, con grande imbarazzo, persistono. La possibilità che le menti siano estese nel mondo intorno a noi si traduce, per l’autore, nell’ipotesi che tramite la nostra attenzione noi creiamo campi percettivi che ci circondano, collegandoci con ciò che stiamo guardando: attraverso tali campi l’osservatore e l’osservato sono interconnessi. Questi campi mentali invisibili (o campi morfici) esisterebbero sia dentro che al di là del cervello e la nostra attività mentale dipenderebbe da questi che possono anche produrre effetti a distanza. Non vi sono dunque limiti: la mente si estende nello spazio e nel tempo; se vediamo una montagna distante 10 Km., la mente si estende di 10 Km.. Se vediamo una stella distante, la mente si sta estendendo su distanze letteralmente astronomiche. Se abbiamo una premonizione è perché la nostra mente si proietta avanti, attraverso le intenzioni, come ritorna indietro attraverso la memoria. I campi morfici o campi estesi della mente sono ciò che rende possibile e naturale la telepatia o le altre capacità non ancora spiegate dalla scienza. La teoria di Sheldrake che considera i fenomeni psichici radicati nella nostra natura biologica e sorgenti da campi di tipo fondamentale per tutti gli organismi viventi, sostituisce, per il biologo inglese, quella inefficace della programmazione genetica. Fra le altre caratteristiche di tali campi vi è che essi evolvono insieme agli stessi organismi viventi, ed hanno una storia e memorie implicite. Inoltre contengono attrattori che attraggono i sistemi sotto il loro influsso verso obiettivi futuri. Tramite poi un processo che egli chiama di risonanza morfica ciascun membro di una specie riceve e al contempo contribuisce alla memoria collettiva della specie. Ovviamente quindi i campi morfici sottostanno alle nostre percezioni, ai pensieri e agli altri processi mentali. Il contrasto fra la teoria convenzionale cerebrale (es: l’immagine che abbiamo del nostro corpo è nel nostro cervello) e quella dei campi emerge molto chiaramente nel caso degli arti fantasmi. Quando una persona perde un arto solitamente sente come se l’arto fosse ancora lì. Sheldrake suggerisce che l’arto fantasma sia il campo morfico dell’arto mancante di cui si fa esperienza dal di dentro, così come un corpo fantasma costituisce il campo morfico del corpo. Inoltre la teoria degli arti fantasmi ha implicazioni straordinarie – aggiunge – per le esperienze extracorporee. Una delle grandi domande è se il corpo fantasma sopravviva alla morte. Ma non ne conosce la risposta. Per finire nell’Appendice A del libro suggerisce come chiunque sia interessato possa prendere parte a questi nuovi programmi di ricerca. Il libro di Sheldrake si avvale di numerosissimi esempi e statistiche da lui raccolti nel corso degli anni, pertanto la lettura ne risulta un po’ appesantita per la ripetitività di questi ultimi. Ma, ciò nonostante, segnaliamo l’importanza della ricerca di Sheldrake, pur se solo teorica, volta a comprendere scientificamente le qualità occulte dell’essere umano.
Postato da annamaria alle 11:00
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